Il Fascismo ha fatto, anche, delle cose buone. Questo si trova scritto, non proprio di rado, tra i post e i commenti sui Social. In genere queste affermazioni aprono delle dispute senza fine e senza costrutto. Elenchi delle presunte “cose buone” attuate dal Fascimo e dal Duce Mussolini, contro elenchi delle vergogne attuate dal regime per un ventennio.
Le contrapposizioni ideologiche, sopra tutto a buon mercato, e di chiara impronta semplicistica, sono all’ordine del giorno, sui Social. Ma nel “mondo reale” accade di peggio: ci tocca assistere a un malcelata tolleranza di manifestazioni di gruppi che si richiamano, senza timore né vergogna, al Fascismo e a capitoli di storia che vorremmo leggere solamente più sui libri.
Forse uno dei problemi è proprio questo: si leggono pochi libri, o si leggono esclusivamente testi di parte.
Ascoltiamo la Storia.
La Storia, ci racconta un’altra “verità”, mettendo insieme un po’ di “fatti” reali. Non è difficile attribuire a un qualsiasi “regime” dei meriti per aver, in un modo o nell’altro, messo in atto azioni, o realizzato opere pubbliche, che possono essere considerate positivamente.
La compagine delle persone che sostengono un regime non è solo composta dal Dittatore in sé, o da beceri accoliti, ma, anche, da persone valide che, per convinzione, o per opportunismo, mettono le proprie capacità al servizio del Dominus. In generale, quindi, di qualsiasi “regime” antidemocratico e repressivo, si potrà dire, quasi sempre, che “ha fatto anche cose buone” per la sua gente.
Il punto non è questo: se si vuole valutare un “regime” per ciò che esso realmente rappresenta. Una dittatura è tale in quanto, essendo antidemocratica, e quindi non riconoscendosi nei valori del pluralismo, non può che essere, nella sua forma e nella sua sostanza, repressiva e violenta.
La natura della dittatura.
La violenza, l’oppressione, l’intolleranza, il razzismo (in ogni sua forma), sono connaturate a un regime dittatoriale. Esso non può, per sua natura, e per convinzione, accettare l’esistenza di altro all’infuori di sé. Non può sostenere un confronto leale; nemmeno mettere in discussione le proprie convinzioni; neppure dubitare di essere nel torto; non può convivere con altri individui che non gli somiglino.
Per questo motivo il “fascismo” è sempre latente. Vive un po’ dentro ciascuno di noi, quando ci riteniamo depositari di un’unica verità, di certezze indissolubili. Proprio per questo va rifiutato e combattuto. Dentro di noi e fuori, nella società, nelle istituzioni, nella politica.
Non c’è confronto democratico con il Fascismo. Non esiste un “fascismo buono”. Esiste solo il Fascismo omnicomprensivo della realtà piegata alla propria ideologia, al pensiero personalistico, al culto di sé; e l’unica visione del mondo tollerata è quella immaginata dalla propria filosofia.
Per questo non possiamo permetterci di dire che “in fondo… il Fascismo ha fatto anche cose buone”.
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