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Redazione
A fine novembre 2017, durante le attività di monitoraggio avviate con il coordinamento dell’Ente di gestione delle aree protette della Valle Sesia nell’ambito del progetto LIFE WolfAlps, è stato accertato l’insediamento in Val Sessera e nell’adiacente territorio Valsesiano di un branco di lupi, il primo nel Piemonte settentrionale dopo più di un secolo dalla sua scomparsa; dai documenti presenti presso l’Archivio di Stato di Vercelli – Sezione di Varallo, risulta che le ultime catture sono state effettuate nel 1808-1809 a Varallo e a Rimasco, nel 1821 a Borgosesia, nel 1827 a Camasco e nel 1850 a Piode.
Il 22 dicembre 2017, a seguito della segnalazione da parte del CAI di Borgosesia che uno sciatore escursionista aveva avvistato e fotografato un canide ferito in Val Sessera, due guardiaparco e un agente di vigilanza della Provincia di Vercelli hanno attivato una ricerca nella zona e ritrovato le spoglie di un lupo nei pressi della Bocchetta della Boscarola, nel territorio del Comune di Scopello. L’esemplare è stato quindi trasportato presso la cella frigorifera del Comprensorio Alpino di Caccia di Varallo in attesa dell’esame autoptico, eseguito il 16 gennaio 2018 a Grugliasco presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Torino. Dall’esame è emerso che la morte è avvenuta per cause naturali (l’animale è risultato molto denutrito – pesava circa 19 kg – aveva segni di morsicatura sul collo e sul torace nella parte anteriore) ed è stata stimata una età di circa 2 anni. Tutte le operazioni sono state condotte in stretto collegamento con il Centro Grandi Carnivori costituito presso il Parco naturale delle Alpi Marittime che, sin dalla ricomparsa negli anni ’90 del lupo nelle Alpi Occidentali, pianifica e attua le attività di monitoraggio della specie e attualmente coordina il Progetto LIFE WolfAlps, cofinanziato dall’Unione Europea, a cui aderiscono numerose istituzioni e organizzazioni delle regioni alpine del nord-Italia e della Slovenia.
Il Progetto ha l’obiettivo di realizzare azioni coordinate per lo studio dello sviluppo della popolazione alpina di lupo e per la ricerca di strategie funzionali ad assicurare una convivenza stabile tra il lupo e le attività economiche tradizionali, sia nei territori dove il lupo è già presente da tempo, sia nelle zone in cui il processo di naturale ricolonizzazione è attualmente in corso.
Il 22 gennaio 2018 la Provincia di Vercelli, a seguito di una specifica e motivata richiesta, ha quindi stabilito, con apposita Determinazione Dirigenziale, l’affidamento dell’esemplare all’Ente di gestione delle aree protette della Valle Sesia, il quale provvederà alla preparazione tassidermica della pelle e al montaggio dello scheletro che renderanno possibile la conservazione dell’animale, restituendogli una posizione e un aspetto naturali utili per attività di informazione, scientifiche e didattiche; tali preparati, patrimonio dell’intera comunità valsesiana e non trofei da esibire in spazi privati, saranno custoditi presso il Museo di Storia Naturale “Pietro Calderini” di Varallo, riaperto nel 2017 in occasione del 150° anno dalla sua fondazione, al fine di garantirne la più ampia disponibilità al pubblico valsesiano e a tutte le persone e istituzioni interessate. E’ in corso la procedura per il rilascio del certificato di acquisizione legale “Certificato Comunitario CITES” da parte del “Servizio CITES” costituito presso il Comando Regionale Carabinieri Forestali Piemonte di Torino e obbligatorio per le specie protette ai sensi della Convenzione di Washington (1973) e delle disposizioni comunitarie attuative (Regolamento CE n. 338/1997 del Consiglio e del Regolamento CE n. 865/2006 della Commissione).
L’esemplare sarà pronto nella prossima primavera e il suo allestimento sarà corredato da materiale informativo e documentario, che illustrerà le modalità del processo di ricolonizzazione della specie attraverso la dorsale appenninica e quindi sulle alpi, delle conseguenti problematiche emerse sui territori rioccupati, per il timore – infondato – di attacchi alle persone e per le predazioni al bestiame domestico incustodito, degli aspetti positivi dal punto di vista naturalistico – come il riequilibrio ecologico – connessi al suo ritorno, nonché del patrimonio di conoscenze, memorie e credenze diffuse nella popolazione su una specie scomparsa dalla Valsesia a fine ‘800.
Per ricostruire e documentare tali conoscenze, memorie e credenze, l’Ente di gestione, in collaborazione con istituzioni ed esperti del territorio, coinvolgerà le comunità locali per raccogliere storie, leggende, racconti, notizie, testimonianze topografiche e iconografiche che permettano di recuperare la memoria storica legata alla presenza del lupo in Valsesia. Sono numerosi i filoni di indagine da ripercorrere in cui la memoria storica legata al lupo permane e riaffiora. Ad esempio, proprio all’Alpe di Mera, dove è stato rinvenuto l’esemplare di lupo, nell’Oratorio della Madonna della Neve, vi è un affresco che rappresenta la cacciata dei lupi grazie all’intercessione della Madonna, e ogni anno, allo sciogliersi della neve, si svolge una processione in memoria di questo evento. Il lupo compare anche nell’araldica, come nello stemma del Comune di Rassa che ricorda la leggendaria vicenda di un lupo che, grazie all’intervento miracoloso di San Maiolo (che da allora viene infatti raffigurato con l’immagine di un lupo ai suoi piedi), lasciò illeso un bimbo in fasce. Anche la toponomastica ci aiuta a localizzare e ricostruire la presenza del lupo in Valsesia; nomi come il Monte Luvot (ovvero lupacchiotto) e la Bocchetta della Luvéra (le “lovére” erano le trappole per la cattura dei lupi) sono solo alcuni dei numerosi esempi noti. In considerazione dell’esigenza di minimizzare l’impatto che il ritorno della specie potrà avere sulle attività economiche del territorio e in particolare sulle attività di allevamento in alpeggio di bestiame domestico (bovini e ovicaprini), è prevista, in collaborazione con la Regione Piemonte – Direzione Agricoltura Settore di Biella e Vercelli – e con l’Unione Montana Valsesia, l’organizzazione di un servizio di assistenza agli allevatori e di incontri informativi riguardanti l’adozione delle misure di difesa e prevenzione, le procedure di segnalazione di eventuali danni e le modalità di richiesta di risarcimento. Le date degli incontri saranno comunicate agli allevatori interessati direttamente dagli organizzatori.
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