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TALCO WEB - Alice Arduino
Il mistero che avvolge la leggenda di Tutankhamon ha da sempre affascinato e destato curiosità, soprattutto perché collegata ad una presunta maledizione che si sarebbe scatenata all’apertura della sua tomba. Nonostante sia morto giovane e non abbia influenzato la storia, il faraone diventò famoso grazie alla scoperta del suo sepolcro che portò ad una maggiore conoscenza della vita nell’Antico Egitto.
La Tomba di Tutankhamon venne alla luce il 27 novembre 1922, qualche anno dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, grazie dall’egittologo Howard Carter e dal mecenate lord George Herbert, quinto conte di Carnarvon che finanziò gli scavi. A differenza delle numerose tombe scoperte negli anni, spesso depredate e spoglie, fu ritrovata intatta, piena di oggetti e gioielli preziosi in oro massiccio. Situata in Egitto, nella Valle dei Re a 8 metri di profondità, si trova sotto la tomba di Ramsete VI. Per 3000 anni rimase nascosta in mezzo alle 60 tombe già rinvenute a causa delle scaglie di pietra che la ricoprivano e dalle capanne degli operai.
Tra i 6000 cimeli trovati, vi è la maschera d’oro massiccio, del peso di circa 10 kg, che riproduce il suo viso post-mortem del faraone. Sulla fronte indossa la nemes (copricapo indossato dai sovrani egizi) con l’effige dell’avvoltoio e del cobra, simboli delle dee dell’Alto e Basso Egitto, mentre gli occhi sono realizzati in quarzo e ossidiana, cerchiati di lapislazzuli e sormontati da sopracciglia dello stesso materiale. L'interno della maschera reca iscrizioni in geroglifico del “Libro dei Morti”.
Al Museo Egizio di Torino, il secondo più importante al mondo, si trova la statua originale del faraone.
Figlio ed erede del faraone "eretico" Akhenaton e della regina Nefertiti, Tutankhamon nacque nel 1341 a.C. e morì nel 1323 a soli 18 anni. Salì sul trono all’età di 8 anni e sposò la sorellastra Ankhesenamon. Il suo nome originale era Tutankhaten, che significa, “Immagine vivente di Aten”. Il nome fu dato dal padre, il quale aveva stabilito che l'unico Dio da venerare era Aton, Dio del Sole. Una vera e propria rivoluzione che indicava una religione monoteista a differenza della cultura politeista egizia la quale prevedeva l’adorazione di più divinità. Alla morte del padre, la religione venne cambiata e il nome del giovane fu trasformato in Tutankhamon "Immagine vivente di Amon", in onore di questa divinità.
Le vere cause della morte del faraone, rimangono tutt’oggi sconosciute e contribuiscono a rafforzare il mistero del Re bambino. Alcuni sostengono che morì a causa di un incidente di caccia altri, che fu assassinato da un complotto di corte per ottenere il trono, probabilmente architettato dal sacerdote Ay, che diventò faraone dopo la sua morte. L’analisi ai raggi X della mummia trovata dentro al sarcofago, eseguita nel 1968, mostra una ferita sul cranio derivata probabilmente da una aggressione, avvalorando quest’ultima tesi. Al contrario, in una tomografia più recente, datata 2005 invece, si delinea la presenza di una gamba rotta, portando gli studiosi a sostenere che la causa del decesso fosse data da una cancrena. L’ipotesi dell’incidente, spiegherebbe sia la presenza della gamba rotta che della ferita alla testa come conseguenza di una eventuale caduta da cavallo o da un carro.
Studi successivi hanno inoltre dimostrato che Il Faraone non godeva di buona salute ed era affetto da una grave forma di malaria, un'infezione causata dalla zanzara anofele che lo indebolì ulteriormente. A sostegno di queste prove scientifiche vi è il ritrovamento al’interno della tomba di vasi contenenti erbe medicinali, usati nella tradizione egiziana, per curare febbre e dolori.
Con l’avvento delle nuove tecnologie, sono state effettuate alcune ricostruzioni computerizzate del corpo, del cranio e persino del volto di Tutankhamon. Il Re soffriva del Morbo di Köhler, (nota come osteocondrosi) un piede deforme, che avrebbe facilitato la rottura della gamba. Secondo gli scienziati queste malformazioni ossee potevano essere causate dall’unione consanguinea tra parenti nella stessa famiglia, rituale che si svolgeva nella casta faraonica per tramandare il sangue reale.
Le spiegazioni sulla sua morte sono molteplici ma ad aggiungere un alone di mistero fu la leggenda della maledizione della sua tomba che portò allo scatenarsi di eventi inusuali dopo che il sepolcro fu aperto: vennero avvistati avvoltoi che volavano sopra le rovine, un cobra (per gli egizi è il simbolo del faraone) entrò nella tenda di Carter e mangiò il canarino nella gabbia e si verificò un black out su tutta la città del Cairo.
Secondo alcune testimonianze, al ritrovamento della tomba, Carter avrebbe rimosso un sigillo con incisa la scritta: “La morte cada con ali veloci su colui che profana la tomba del faraone”, ammonimento voluto dal Re per tenere lontano i ladri dal depredare la sua tomba.
Ad avvalorare questa tesi fu lo scatenarsi di morti misteriose di alcuni collaboratori di Carter che lavorarono agli scavi: nel 1923 la morte dell’archeologo canadese La Fleur, un anno dopo di Evelyn White figlia di Lord George Herbert, poi di Douglas Archibald Reed, lo studioso inglese che era stato incaricato di svolgere le radiografie alla mummia del faraone, nel 1926 Bernard Pyne Grenfell, papirologo, 1928 l’egittologo Arthur Cruttenden Mace, 1929 Richard Bethell che aiutò Carter nella catalogazione dei tesori e nel 1933 da Arthur Weigallm colpito da una febbre sconosciuta.
La “maledizione” attaccò anche la famiglia Carnarvon: la malattia causata da una puntura di zanzara eportò la morte per setticemia del mecenate che finanziò la missione, della moglie Lady Almina per infezione, del fratellastro Aubrey Herbert e dell’amico George Jay Gould per infiammazione polmonare. Stessa sorte al facoltoso principe egiziano Alì Kemel Fahmy Bey, interessato all’acquisto di alcuni tesori rinvenuti nella tomba. Più la “maledizione” colpiva, più la stampa catturava l’attenzione delle prime pagine dei giornali, alimentando la leggenda secondo la quale Tutankhamon sarebbe riuscito a vendicare la profanazione della tomba reale, uccidendo tutti gli autori del “sacrilegio”.
L’unico a rimanere immune fu proprio Howard Carter che morì di vecchiaia all’età di 65 anni nel 1939. Non si spiega come mai la “maledizione non abbia colpito anche lui. Alcuni sostengono che fu l’unico a non impadronirsi illegalmente di alcuni oggetti ritrovati nella tomba, gioielli che al contrario, vennero rinvenuti nelle stanze degli altri egittologi dopo la loro morte.
Le spiegazioni razionali della “maledizione” possono essere ricercate in tre tipologie di fatti: chimica, religiosa e politica.
Scienziati sostengono che gli antichi egizi posizionavano veleni di vario genere per vendicarsi dei ladri profanatori o che i cibi lasciati nella tomba per accompagnare il defunto, marcendo, avrebbero rilasciato spore nocive, che respirate dagli archeologi avrebbero portato a generare malattie e morte. Altri pensano che la presenza di spore fungine velenose sarebbero state rilasciate nell’aria con la riapertura della tomba chiusa da millenni, citando il fungo Aspergillus Niger presente su molte mummie. Tutte queste ipotesi, più le scarse condizioni igieniche del tempo, avrebbero causato febbri e infezioni mortali, portando la diffusione dei batteri.
Secondo gli studi dello scrittore statunitense Arnold C. Brackman, nel suo libro “The search for the gold of Tutankhamon” dietro alla tomba del faraone si celava un segreto: il ritrovamento archeologico di alcuni papiri avrebbero creato un “grave scandalo politico e religioso”. Nei documenti, Brackman suggeriva la possibilità di dimostrare in maniera inequivocabile, la stretta relazione tra il faraone monoteista, “l’eretico” Akhenaton (Amenofi IV) e Mosè, che secondo l’Antico Testamento, condusse il popolo d’Israele fuori dall’Egitto. La presenza dei papiri fu ampiamente documentata e archiviata dallo stesso Carter, dettato da un telegramma inviato al collega Arthur Merton il 30 novembre 1922, in cui si leggeva: “una delle scatole trovate nella tomba contiene rotoli papiracei da cui ci si attende di ricavare una grande mole di informazioni storiche”.
studi condotti in materia, dimostrano che con ogni probabilità, il popolo d’Israele trae origine dal processo di mescolanza razziale avvenuto tra le tribù semite Hyksos e le altre minoranze etniche che seguirono il faraone Akhenaton con la sua casta sacerdotale Yahùd. Tale tesi fu sostenuta in passato anche da altri egittologi, come Jean-François Champollion, Messod, Roger Sabbah (“I segreti dell’esodo”) e dallo psicanalista Sigmund Freud, ebreo e studioso dei testi sacri sulle vere origini del popolo israelita. In un suo scritto dichiarò: “Vorrei arrischiare una conclusione: se Mosè fu egizio e se egli trasmise agli ebrei la propria religione, questa fu la religione di Akhenaton, la religione di Aton” (“L'uomo Mosè e la religione monoteistica, di Sigmund Freud, 1939). La stessa Bibbia inoltre, ci informa che Mosè crebbe come un principe alla corte dei faraoni, dopo essere stato trovato in una cesta lungo il fiume Nilo. L’episodio fiabesco, mischiato ad invenzione letteraria, giustificherebbe la presenza del profeta nella casa del Re. È probabile che gli scribi dell’Antico Testamento volessero celare la vera origine di Mosè e del suo popolo ai loro stessi posteri.
Terza ipotesi: i documenti ritrovati nei papiri sono considerati, “politicamente esplosivi”. Il contenuto dei papiri risultava pericoloso per il pensiero della causa sionista, ovvero l’affermazione del popolo ebraico mediante l’istituzione dello Stato Ebraico. Con la politica di Hitler degli anni ’30, il pensiero sionista prenderà largo consenso e la segregazione razziale del Fuhrer giocherà a loro favore. Molti ebrei accettarono la proposta di traslocare in Palestina, innescando il processo di immigrazione che portò poi alla nascita dello stato ebraico. Storicamente però, non è mai stato dimostrato una reale relazione tra sionisti e nazismo.
Non vi sono prove che i sionisti abbiano impedito la diffusione dei papiri ritrovati, ma vi è una connessione molto curiosa: il barone Edmund de Rothschild, sostenitore della causa sionista fu uno dei primi che venne a conoscenza dei documenti rinvenuti nella tomba. Parente stretto di Alfred de Rothschild, padre naturale della moglie di Carnarvon, Lady Almina, era un influente membro della lobby e sarebbe sicuramente venuto a conoscenza di tali documenti.
Queste teorie sono solo supposizioni riportate secondo studi scientifici fatti. C’è chi al contrario, sostiene che le morti, siano una semplice casualità.
Il 28 novembre del 2015, a 83 anni dalla scoperta del sarcofago del faraone, il ministro dell'Antichità egiziano Mamdouh el Damati annunciava una nuova campagna di scavi sulla tomba di Tutankhamon, con l’obiettivo di chiarire l'ipotesi avanzata dall’archeologo dell'Università dell'Arizona, Nicholas Revees: all’interno del sepolcro sarebbero presenti stanze segrete appartenenti alla tomba della regina Nefertiti, una delle donne più potenti dell'antichità, ritenuta la madre del ragazzo re.
A distanzi di millenni, i misteri sulla tomba di Tutankhamon rimangono invariati e le scoperte avvenute successivamente portano a nuove opinioni sulla vita del faraone. Forse non scopriremo mai la realtà dei fatti ma le storie sul ritrovamento del sarcofago continuano ad essere fonte di studi e scoperte che mantengono in vita la leggenda del Re egiziano più famoso al mondo.
APPROFONDIMENTI:
Tutankhamon. Il ragazzo dietro la maschera di Charlotte Booth, Mondadori, 2011, 11 €
Museo Egizio di Torino – le sale di Tutankhamon
Acam – Associazione culturale Archeologia e Misteri – www.acam.it
SERIE TV
Tutankhamun – Gran Bretagna 2016
Tut – Il destino di un Faraone, USA, 2015
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