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Redazione Tgvallesusa
Con la terza parte concludiamo l’introduzione al libro “Usa e getta” di Jimmie Moglia sulla Storia Americana. Del testo riportiamo il capitolo dell’introduzione e, a seguire, il link per scaricare l’intero libro gratuitamente. Buona lettura.
La storia, si sa, la scrivono i vincitori. Per generazioni, a volte per secoli, l’idea di un evento storico rimane legata alle valutazioni di chi, nell’evento, ha avuto la meglio. E ovviamente, siccome pochissimi hanno la possibilità di assistere ai fatti di cui scrive lo storico (compreso spesso lui stesso), ne segue che la storia non è che una mastodontica fabbrica di interpretazioni. Non solo, ma siccome la storia è continuamente riscritta dagli esperti del momento, ne risulta, come diceva Benedetto Croce, che tutta la storia è contemporanea, in quanto e’ narrata con riguardo al presente e nella luce dei problemi correnti. Lo storico, quindi, non è un narratore, ma un interprete di eventi. C’è persino chi è arrivato a dire che, per lo storico, gli eventi non esistono fino a quando lui li crea (1). E da qui si arriva presto alla conclusione di Nietzsche che non esistono fatti, ma solo interpretazioni. Tutto cio’ dovrebbe far cadere in cupo pessimismo chiunque nella storia cerchi un barlume di “verità”.
Ma non bisogna disperare. Per sprecare un’ennesima analogia, la storia è come un enorme mosaico bizantino fatto di infiniti tasselli, il cui colore cambia con la luce che li illumina. Raggruppando le immagini del mosaico, visto nelle diverse luci, ci si può formare un quadro abbastanza obiettivo di quel che e’ successo. A meno che… esistano imponenti forze politiche interessate a spegnere le luci che –continuando l’analogia – permettono la divulgazione di una storia diversa da quella approvata dai padroni del vapore. Lupus in fabula, gli Stati Uniti d’America.
Nel lontano 1940 Bertrand Russell scrisse, “La libertà accademica negli Stati Uniti e’ minacciata dalla plutocrazia e dalle chiese. Insieme, plutocrazia e religione impongono una doppia censura, economica e teologica.” Più di settant’anni dopo la plutocrazia è aumentata di varie ottave (nel 2010 l’1% della popolazione controllava il 36% della ricchezza nazionale ed è ancora aumentato negli anni seguenti) e la religione è più forte che mai, protetta dalla chiesa dell’ “America l’Eccezionale” (America-the-Exceptional). La cui teologia si può brevemente riassumere come segue, “Siamo i più forti e quindi i padroni del mondo. Possiamo attaccare e invadere ogni paese dove i nostri interessi sono a rischio (parole di Obama, discorso all’ONU, Settembre 2013).
Abbiamo diritto a uccidere (e/o torturare) chiunque vogliamo, dovunque sia, americano o no, che ci sembri un ostacolo. E per proteggerci possiamo spiare su tutto e su tutti urbi et orbi, in America e nel mondo intero”. Nello stato dell’Utah sorge un enorme cubo architettonico, nero e sinistro. E’ il Vaticano dell’Inquisizione Mediatica. Nel cubo, centinaia di impiegati, di computers e di supercomputers raccolgono miliardi (anzi, trilioni) di comunicazioni scambiate negli Stati Uniti e nel mondo per email, telefono, fax, rete etc. Informazione che poi viene setacciata da vari tipi di software alla ricerca di tracce verbali o comunicative in odore di terrorismo, o comunque di eresia.
Ma ritornando alla storia, durante gli anni ’80, Howard Zinn ebbe l’ardire di scrivere “The People’s History of the United States”. (Storia Popolare degli Stati Uniti). E’ stato il primo tentativo di raccontare la storia degli Stati Uniti senza aderire ai dogmi imposti alle accademie e al mondo dalla gigantesca e imponente macchina yankee delle pubbliche relazioni. Quando Howard Zinn morì nel 2010 ecco le parole di Mitch Daniels, allora governatore dell’Indiana, “Questo maledetto accademico è finalmente crepato.” Eletto poi presidente della prestigiosa Purdue University, Daniel richiese che il libro di Zinn fosse rimosso dovunque fosse nelle scuole dell’Indiana. “Questo mucchio di disinformazione che ripudia la gloria dell’America inogni pagina è davvero vergognoso. Che qualcuno mi garantisca che questa merda (sic) non si trovi in nessun posto in Indiana”.
A proposito di censura e plutocrazia, il salario “di assunzione” di Daniels , quale presidente dell’università era di 450 mila dollari annui più generosissimi “benefits”. Dopo 4 mesi in carica il direttorio gli assegnò un primo bonus di altri 58mila dollari. Naturalmente i membri del direttorio erano stati nominati da…. Daniels. Per finirla con questo personaggio, breve escursione lessicale ma illuminante anche per il trattamento della storia (americana). Come governatore dell’Indiana Daniels acquisì fama per aver fatto passare la legge denominata “Right-to-Work”, cioè “Diritto-al-Lavoro”. Tradotto dal linguaggio di Orwell, “diritto-al-lavoro” voleva dire “legge dell’abolizione dei sindacati”.
In questo libro, ho tracciato un percorso e descritto alcuni fatti ed episodi della storia americana, esaminandoli da un angolo un po’ diverso, quello di coloro la cui voce è stata soffocata dai Mitch Daniels di turno. Gore Vidal, (1925-2012), famoso critico e scrittore, ha coniato il termine “United States of Amnesia”, per sottolineare quanto sia facile, nella coscienza collettiva americana, dimenticarsi delle verità scomode ai mamma santissima del momento.
Note
(1) Carl Becker, filosofo Americano, Atlantic Monthly, Ottobre 1928
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