Autore
Davide Amerio
di Simonetta Mitola.
Viviamo e camminiamo vicino ad una polveriera di scorie nucleari. La nostra regione ospita oltre il 90% di tutti i materiali radioattivi esistenti in Italia. In attesa di identificare il sito idoneo per il deposito unico nazionale, chiediamo agli esperti di Legambiente cosa rischiamo. Prima parte
“Il Piemonte è già da cinquant’anni il deposito nazionale che il nostro Paese ha deciso di darsi, in modo del tutto improprio e a massimo rischio”.
Queste le parole inquietanti che ci riferisce Gian Piero Godio presidente di Legambiente Vercelli. In attesa della pubblicazione dell’elenco dei siti idonei ad ospitare il deposito nazionale, il Piemonte non teme di diventare deposito nazionale perché “lo è già da decenni – ribadisce Godio – con il massimo rischio a causa della collocazione geografica e geologica totalmente impropria”.
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capirci qualcosa in più. La nostra regione ospita 4 impianti nucleari:
Che tipo di rifiuti ospitano? Facciamo l’esempio di Saluggia che è il sito nucleare più problematico. “In termini qualitativi e quantitativi – sottolinea Godio – Saluggia ospita, da oltre trent’anni, la quantità maggiore dei materiali radioattivi più pericolosi di tutta Italia, in una area collocata a poche decine di metri dalla Dora Baltea (affluente del Po) e appena a monte dei pozzi da cui viene prelevata l’acqua potabile che alimenta il più esteso acquedotto del Piemonte, l’Acquedotto del Monferrato, che serve oltre cento comuni in tre province”.
Abbastanza inquietante, vero! Ma che cosa rischiamo? “Finora – evidenzia Gian Piero Godio – ci sono stati solo piccoli guasti che hanno comportato piccole contaminazioni ambientali a valle, ma che hanno comunque dimostrato una scarsa capacità delle istituzioni di gestire eventi imprevisti, persino se di piccola entità. Fa paura pensare a cosa accadrebbe se ci fosse un vero e proprio incidente, o peggio un atto terroristico, o una guerra! Eppure i materiali radioattivi continuano a restare lì, anzi, invece di predisporre un deposito nazionale localizzato in modo che possa offrire la minima pericolosità possibile (il sito meno inidoneo!), si stanno già realizzando nuovi mega-depositi nucleari nella stessa area”.
Non abbiamo capito bene, si stanno costruendo due nuovi mega depositi nucleari nella stessa area? “E sono già arrivati al tetto – sottolinea il responsabile di Legambiente. – La costruzione è quasi terminata. Siamo convinti che, a causa di questi nuovi depositi nucleari, i materiali radioattivi non andranno mai più via da Saluggia, ed il rischio sarà maggiore per tutti, non solo per chi abita nella zona circostante”.
Il nostro paese, secondo le direttive europee, dovrà disporre di due depositi nazionali: il primo per i rifiuti ad alta radioattività, il secondo per i rifiuti a media e bassa radioattività. E proprio relativamente a quest’ultimo, lunedì 12 ottobre, sul sito de La Stampa è stata pubblicata una cartina realizzata dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La cartina indica le aree ad alto rischio sismico, non adatte ad accogliere il deposito per i rifiuti a media e bassa radioattività.
Il Piemonte ha un basso rischio sismico, ma gli impianti esistenti sono vicini alla falda acquifera: Saluggia è situata in un triangolo tra il fiume Dora Baltea e i due canali artificiali Cavour e Farini. Stesso discorso vale per Trino. Siamo una regione idonea ad ospitare il deposito a bassa e media intensità ma anche quello nazionale? “Nessuna area è idonea per collocare dei rifiuti radioattivi! – ribadisce il responsabile di Legambiente Vercelli Gian Piero Godio – Si tratta di scegliere, con obiettività, trasparenza e partecipazione, il luogo “meno inidoneo”, per rendere il rischio minimo. Lasciando i rifiuti nei siti attuali il rischio che si corre è invece il massimo!”
Continuate a seguirci, a presto la seconda puntata con altre novità eclatanti.
(S.M. 15.10.2015)
Davide Amerio
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