Amici lettori, oggi vorrei esaminare con voi il pretenzioso “teatro contemporaneo di bassa lega”, laddove per ‘bassa lega’ s’intenda anche quello dei professionisti [chiamati così perché grazie, non agli incassi ed al plauso del pubblico, ma alle connivenze con la politica (incarichi, spazi dati in gestione, presenza nei cartelloni, rassegne assegnate non per meriti artistici, ma per creare bacini di elettori) riescono a campare dello loro attività drammatica (l’aggettivo si legga in entrambi in sensi)].
Il teatro contemporaneo di bassa legga ha 5 principali caratteristiche:
Che assistiate a una rivisitazione delle tragedie Greche o un rifacimento in chiave moderna di Shakespeare o un prodotto di finta-avanguardia o un saggio di fine anno di una scuola di recitazione … nel teatro contemporaneo di bassa lega, ad un certo punto, comparirà qualcuno con giacca militare dell’esercito tedesco e anfibi ai piedi.
Si ride o si piange in eccesso e senza motivo. Risata isterica e pianto a dirotto servono (almeno così è nella mente diversamente intelligente di molti sedicenti registi) a valorizzare gli attori e le attrici in scena. Non è raro infatti che i parenti in terza fila, o quelli del corso del primo anno in penultima, trovandosi per un pizza dopo lo spettacolo (vera ragione che li spinge fuori casa per quella sera), lodino proprio le doti interpretative dei piagnoni o dei gaudenti pazzi isterici.
(Al di là di ridanciani e piagnucolosi, vengono lodati anche gli attorucoli ai quali tocca la parte del gay, dell’handicappato o del pazzo).
Il nudo eccessivo, fuori luogo, immotivato. Questo è comune tra i registi che si credono d’avanguardia e sperano di scioccare il pubblico spingendosi oltre i limiti consentiti dal pudore vigente. Incuranti che ormai a 12 anni i ragazzini abbiano fatto il giro completo di tutti i siti porno presenti sul web e non si scandalizzino nemmeno più per un nano di colore che, vestito da Goku di Dragon Ball, frusta due lesbiche e un trans che si onanizzano per mezzo di ortaggi ancora acerbi.
(Tuttavia il cuoricino di qualche papà in ottava fila accelera i battiti. Non immaginatevi però che a teatro, soprattutto se gli intenti sono seri e si lavora sodo, ci siano grandi fighe e fustacchioni).
A differenza del normale codice teatrale, non sono gli applausi prolungati a richiamare gli attori per ulteriori inchini e riconoscimenti, ma viceversa: gli attori, rientrando in scena 3 o 4 volte, richiamano un applauso che stava andando ormai a scemare. Immaginando il trionfo ad ogni replica, il cast prova infatti sia i saluti che il rientro sul palco.
(Vero è che molte volte gli applausi si prolungano sul serio. Purtroppo però non si applaude allo spettacolo o all’attore; ma a mio figlio, il mio amico, la mia fidanzata, quello lo conosco).
La cosa che più mi rammarica del teatro contemporaneo di bassa lega è rappresentata dagli attori. Uscendo da teatro infatti, non è raro sentir dire che gli attori erano bravi, peccato per lo spettacolo: i testi, il ritmo, i dialoghi e le idee fanno acqua da tutte le parti. Come spesso accade nell’ultimo periodo in Italia, mancano gli Autori: per i comici, per i cantanti, per le sceneggiature di fiction e cinema, per i discorsi dei politici. Chi si esibisce, non capisce l’importanza degli autori; e questi ultimi stentano spesso a lasciar da parte il narcisismo, trascurando la nobilissima arte del restare dietro le quinte.
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