Dal 1950, anno della prima edizione, ad oggi, sono molto pochi gli scribacchini con possibilità d’opinione che non abbiano detto la propria su San Remo, aka Festival della Canzone Italiana. Io non sono tra questi, e in queste brevi e superflue righe voglio esprimere un concetto che ho già chiarito per altri temi e che mi sta particolarmente a cuore in quest’ultimo periodo della mia vita: la stramaledetta e poco edificante glorificazione del Passato. San Remo, mi serve da pretesto. Dunque scordatevi disamine, per altro non richieste, su cantanti in gara, cosiddette vallette, costumi di scena, discese da scalinate, conduttori, scenografie e giuria demoscopica.
Tutta Italia griderà in coro: “San Remo non è più quello di una volta”, non accorgendosi che in verità siamo noi a non essere più quelli di una volta.
Una volta, almeno per me (anche se, condividendo questo pensiero a voce, sono molti quelli della mia generazione ad aver vissuto un’epopea simile), San Remo rappresentava l’unica settimana durante la quale potessi stare sveglio fino a tardi alla sera, guardando la televisione, sul divano con mamma (se si eccettuano le sere dei filmoni introdotti dalla sigla con il cigno in celluloide e la colonna sonora degli Stadio e Dalla che sembrava sbraitare “Babududek e i film della Disney in stile Quattro bassotti per un danese, Il computer conle scarpe da tennis e Un maggiolino tutto matto), con papà finto-scocciato o finto-disinteressato. Poi si seguiva la finale ritrovandosi con zii e cugini, se non con altri amici e altri parenti, si abbozzava un giro di scommesse clandestine sulla classifica finale e si aspettava di riascoltare le canzoni il giorno dopo a Domenica In, in ordine inverso di piazzamento. Durante alcune edizioni, probabilmente le migliori che si ricordino (quelle, per intenderci, guidate da Baudo con vallette biondo-more di metà anni ’90), il fanatismo mio personale e di molti altri disagiati mentali giungeva alle seguenti vette: seguire i testi dei brani su TVSorrisi e Canzoni.
San Remo, volenti o nolenti, aveva una capacità d’attrazione che solo i mondiali di calcio avevano sul pubblico italiano. Ne parlavamo addirittura a scuola, tifavamo la nostra canzone preferita, la canticchiavamo perché non passasse di mente, ancora arretrati tecnologicamente a tal punto dal non poterla trovare se non per radio, ascoltando tutto il giorno in attesa che passasse. Epperò si faceva grande attenzione alla musica, alle melodie e alle parole: ancora oggi, riconosco immediatamente e ricanto senza sbagliare canzoni che non ho mai più sentito al di là della settimana sanremese.
Dunque: possibile che allora tutto fosse così meraviglioso e adesso, da un po’ di anni, tutto faccia così schifo? È vero, senza dubbio, una decadenza generale delle cose, soprattutto televisive e ancor di più italiane c’è stata. Ma temo che, il grosso, sia lavoro sporco del nostro crescere, maturare, capire certi meccanismi. Come il bambino che resta incredulo d’innanzi al mago che tira il coniglio fuori dal cilindro e l’adulto che conosce il trucco.
Ecco svelato, temo e credo, il motivo di tanta disaffezione da San Remo: ora conosciamo il trucco. Sappiamo dei circoli viziosi di manager e direttori artistici, sappiamo di come vengono decise le partecipazioni, sappiamo degli accordi tra case discografiche (così come tra case editrici ad un qualsiasi prestigioso premio letterario), sappiamo i rilanci d’immagine, la quota da sacrificare al trash, le classifiche decise, le raccomandazioni, i call-center per votare comprati e pagati a peso d’oro per far piazzare l’uno o l’altro giovane emergente o rilanciare qualche big che big non è più, ecc…
Vogliamo credere che nel passato queste cose non accadessero? I dirigenti RAI di una volta erano tutti santi? I discografici dei beati? I cantanti tutti meritevoli?
Credo sia meglio accettare, una volta per tutte, che siamo noi a essere cambiati e non le magie che la TV offre ai nostri poveri occhi allibiti e affaticati.
Secondo me vince Lorenzo Fragola. Qualcuno crederà sia partito per caso, dalla sua cameretta, solo tre mesi fa.
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