Autore
Simone Cutri
E così, d’improvviso, arriva una notizia. Ed è già bene precisare che quando ci arriva è già filtrata dalle agenzie e rielaborata dai vari gruppi editoriali e trasmessa da siti web o telegiornali, fossero anche edizioni straordinarie preparate in pochi minuti. E non appena una cosa appare in TV, non è più la verità ed immediatamente ci rimanda alla forma estetica che ha segnato il nostro imprinting di occidentali del Ventunesimo secolo: il film americano. Ahimè, in pochissimi pensano che delle persone siano morte, morte davvero, ovvero abbiano cessato la loro esistenza terrena, e quindi unica, per sempre. Ci sono i titoloni a sensazione che scorrono, c’è un abbozzo di montaggio, un cenno di trama, un punto di vista per la ricostruzione e così via. Non escludo, molti telegiornali per decerebrati lo fanno già, che un giorno mettano, anche sotto ai servizi più crudi, la colonna sonora più adatta a restituire l’emozione alla quale ci si vuole condurre.
Ma non è questo il banale discorso che voglio affrontare, quanto mettere sul tavolo lo stucchevole cursus ad dis-honorem che subisce ogni notizia e di qualsiasi entità.
Arriva la notizia. Agenzie, siti web di testate giornalistiche, TV con news in onda 24 ore su 24, edizioni straordinarie, tg della sera. Qualcuno si avvisa sui gruppi whatsapp (es. avete visto che cazzo è successo in Francia?), qualcuno si telefona od accenna alla cosa mentre stava parlando d’altro; poi comincia la pioggia di condivisioni Facebook. E qui le allegorie di antropologia e psicologia si potrebbero scatenare. Condividiamo una notizia perché pensiamo che gli altri non la sappiano? Perché pensiamo che agli altri non arrivi? Per partecipazione umana? Compassione per le vittime? Lasciamo sotto-intendere un “ve l’avevo detto io, negracci schifosi infedeli!”? Fatto è che nel giro di un’ora tutti sanno cosa è accaduto, e quel che peggio (come se fosse richiesto dalla Costituzione o dagli Dei) si fanno un’opinione. Siccome non c’è fine al peggio e quando si tocca il fondo, si continua a scavare, accade una cosa peggiore: non solo ci si fa un’opinione, ma la si vuole anche dire.
Opinione basata, come si diceva qualche riga più sopra, su fatti già diversi da quelli realmente accaduti. Trascurerò il fatto del linguaggio di queste opinioni, delle incoerenze, della rabbia, dell’ignoranza, della non preparazione sui temi in discussione, ecc… perché non è ora il mio indirizzo. E ritorno al cursus della suddetta grave notizia.
Non appena formatasi, l’opinione si spacca e ogni notizia che riguardi fatti clamorosi, soprattutto di politica internazionale, procede in egual modo: bastardi, vogliono pure fare le moschee, sono sempre loro, che merde, se un cristiano vuole fare una chiesa là mica la può fare, intanto sono sempre loro. Controbattono gli altri: questi pochi fanno più rumore dei migliaia di civili che ammazziamo noi con le bombe intelligenti, è colpa dell’Occidente, ne parliamo solo perché è successo in Francia, della Nigeria tutti se ne sbattono il cazzo. Poi arrivano i terzi, quelli, persino giustificati, del complotto: le cose non tornano, sono preparatissimi (?) e dimenticano la carta d’identità, il proiettile non esplode così, i servizi l’avevano detto, è come l’11 settembre, anche quando ammazzarono Kennedy, c’era lo Stato anche dietro Piazza Fontana, l’hanno fatto per poter attaccare, i veri terroristi sono i capi di Stato che si sono ritrovati alla manifestazione, ecc… Poi, siccome c’è qualcuno che deve a tutti i costi affermare di essere più intelligente di tutti gli altri, si alza ancora l’asticella: basta con questi complotti, li vedete dappertutto, sono morte delle persone, non siete esperti balistici, avete l’influenza per colpa delle scie chimiche, gli alieni vi hanno rapito, fate ridere, ecc…
Tutto giusto, tutto sbagliato. Della morte di quelle persone, in realtà, ho il forte sospetto che non interessi a nessuno.
Seguono trasmissioni di approfondimento ideali per trattare con la dovuta attenzione culturale temi come storia dell’Islam, integrazione, terrorismo, conflitto tra civiltà, scenari mondiali futuri: Pomeriggio Cinque, Domenica In – L’arena.
Poi i telegiornali, facendola scalare a poco a poco nelle retrovie, danno ancora la notizia per un po’, esce qualche editoriale, si sovrappongono tesi un poco più autorevoli e, inesorabilmente, tutto viene accantonato e dimenticato fino al prossimo analogo episodio. Femminicidio, Monte dei Paschi di Siena, Pitbull che azzannano, aerei che cadono. Tutti nello stesso calderone.
Io, nel mio infinitamente piccolo, consiglio, per non cadere in questo vortice sempre uguale, di fare due cose quasi opposte: restare in silenzio oppure scrivere cose stupidissime: per testare le reazioni degli altri e magari divertirsi un po’.
Simone Cutri
On-line dal 12-01-2015 questa pagina
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