Autore
Simone Cutri
Esistono nel panorama italiano, alcune creature che di seguito chiamerò: Mostri Sacri. Questi ultimi hanno alcune caratteristiche ben distinguibili: grazie a meriti di inizio carriera, all’aver indovinato qualcosa di successo negli anni giusti, ad aver cavalcato una certa propaganda sempre favorevole e recensioni sempre entusiastiche, ottengono il suddetto titolo che non permetterà mai più nessuno di porgere una critica ragionata sul loro operato, un dubbio sul loro conto, una perplessità sulla loro carriera. Inoltre: non ci si può mai mettere contro ai Mostri Sacri. Pena: essere considerati dei bastian-contrari per indole, essere tacciati di invidia rosicante (che comunque, nel mio caso, è sempre vera e ci mancherebbe pure), essere ascoltati con aria di sufficienza. Anche quando, palesemente, i Mostri Sacri sono ormai soltanto Mostri o, peggio, solo Sacri.
Gli esempi giungono alla mia mente a frotte. Si pensi a tutti i cantanti anni ’60 che hanno azzeccato 2 canzoni (spesso cover tradotte in modo ridicolo da brani americani) e che vantano 30 o 40 anni di carriera: 20 dei quali spesi a far feste di piazza, davanti a 15 anziani sulle sedie di plastica, pagati fior di quattrini da pro-loco e associazioni vetuste. L’esempio più clamoroso di Mostro Sacro, per il sottoscritto, è Mina: dopo canzoni indimenticabili e cantate con irraggiungibile maestria (la voce da gallinaceo strozzato è indigesta al mio udito, ma questo è un gusto e non discuto l’eccellenza delle doti canore della cantante), si ricicla da anni a ri-cantare Zero, ri-cantare Battisti, ri-cantare Britti, ri-cantare le canzoni di Natale, ri-cantare Nessun Dorma (sconsigliata ai deboli di stomaco); e poi ancora cantare con il “rapper” Mondo Marcio (sconsigliato ai deboli di cuore); infine eseguire per la RAI la sigla dei mondiali in Brasile: La palla è rotonda (sconsigliata ai deboli).
Chiarito, divagando, lo status di Mostro Sacro, oggi vi parlerò di Roberto Benigni.
Premessa: le banalità delle polemiche sui cachet non mi interessano e sono stucchevoli e pretenziose. Benigni guadagna tanto perché porta tanto: pubblicità, immagine, ascolti e chi più ne ha più ne metta. Benigni ha un manager potentissimo e che svolge il suo dovere alla grande: bravi loro.
Mi concentro sui contenuti. Ricordando, e come si potrebbero dimenticare, alcune perle della sua carriera lunga e prestigiosa: Berlinguer ti voglio bene, Non ci resta che piangere, Il mostro, Johnny Stecchino e tanto altre. Ma, ahimè, anche un Pinocchio talmente brutto e sbagliato da far rimpiangere quello della Disney e anni ed anni di toccate di pisello a Baudo e tentativi di stupro alla Carrà.
Dunque è venuto il tempo del successo clamoroso delle sue letture della Commedia. Anche in questo caso, il Mostro Sacro è incriticabile, nonostante, ritengo, non si debba mai divulgare la poesia ma, al contrario, elevare il volgo alla poesia. Il percorso sarebbe lunghissimo, e quindi non si fa. Applausi scroscianti, filmati utilizzati da alcuni insegnanti in classe, pubblico incollato davanti al televisore. Mai un approfondimento, giustificatamente, mai due parole sui sensi più profondi dell’opera di Dante, sempre tanto insistere sui temi più banali e facili e domestici. Tuttavia, essendo un’operazione appunto divulgativa, lo si può capire ed accettare.
Poi parte, invece, il filone delle pappardelle nazional-retoric-populistic-consolatorie: Fratelli d’Italia di Mameli, Costituzione ed ora, da domani, i 10 Comandamenti. Tranquilli: non c’è nessun complotto, nessuna pedina mossa dagli Illuminati, nessun Nuovo Ordine Mondiale da imporre a suon di toscanismi e gag sul “non desiderare la donna d’altri”. Però c’è, mi pare, un intento di distrarre le masse di arrabbiati ed incanalarle, con mezzucci patetici, verso un amor patrio e verso alcuni valori catto-civili che ci tengano buoni ancora per un po’. Tutte cose anti-sovversive: l’Inno, La Costituzione, i 10 Comandamenti. Enfasi e regole. Enfasi e regole. Enfasi e regole e precetti morali, retorica, consolazioni di vario tipo.
Io non lo seguo da anni, ma sono pronto a scommettere che, quando ha parlato di Costituzione, non ha fatto presente che Napolitano rieletto è incostituzionale, che il Porcellum e quindi il Parlamento eletto tramite quello sono incostituzionali, che il terzo Governo consecutivo non eletto è incostituzionale e così via. Forse il suo spettacolo è stato creato prima che questi fatti si realizzassero, ma non importa: prendo esempio dai giornalisti dei quotidiani nazionali e faccio il disonesto anch’io, per dimostrare la mia tesi.
Nel promo della trasmissione, Benigni dice alcune banalità che mi allibiscono. Eppure le vedrò campeggiare sulle bacheche dei social come se piovessero: “E’ da distesi che si vede il cielo”; “Per fare felice qualcuno bisogna essere felici” (con buona pace di Gandhi, Mandela, Martin Luther King, Padre Pio, Madre Teresa, ecc… mettete a scelta altri nomi ad effetto che hanno sofferto tutta la vita per fare del bene agli altri); ed infine la mitica e sempreverde: “Siate felici!”.
Riassunto: domani ascolti da record, sabato Mollica entusiasta che lo recensisce a Do Re Ciak Gulp, bacheche strapiene di citazioni e lodi sperticate, contenuti veri dell’Antico Testamento tralasciati, battute sulla donna degli altri, sugli atti impuri, momenti di serietà sul santificare le feste e oceani di retorica sull’onorare il padre e la madre. Attendo le battute innocue contro la politica, al momento di spiegare il “non rubare”.
Tentatissimo di cancellare questo articolo, mi congedo augurandomi che un giorno, abbandonate le tele-masse da abbindolare con queste predichette per farci comportare bene, Benigni ci regali un altro Johnny Stecchino: ora che il ‘traffico’ non è solo più un problema di Palermo.
Simone Cutri
On-line dal 15-12-2014 questa pagina
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